sabato 18 ottobre 2008

Immigrazione. La proposta delle classi separate

Paula Baudet Vivanco: «Ascoltare i diretti interessati» La mozione proposta dalla Lega per l'istituzione di classi separate per i figli di immigrati ha sollevato un largo dibattito. Paula Baudet Vivanco, giornalista di 'Metropoli” de 'La Repubblica', ne evidenzia gli aspetti più controversi: «Il provvedimento è superficiale e riguarda solo una minoranza dei figli di immigrati». (valerio perogio) La mozione presentata dalla Lega, e votata alla Camera nei giorni scorsi, per l'istituzione di classi separate d'inserimento per i figli di immigrati, manca di «... profondità di analisi» e rischia di creare «... un'idea di confine in una società che ci vede tutti compresi allo stesso modo». E' questa l'opinione di Paula Baudet Vivanco, giornalista di “Metropoli” de “La Repubblica”, il settimanale dedicato alle popolazioni immigrate in Italia. La giornalista giudica negativamente la proposta avanzata dal Carroccio e difesa a spada tratta anche dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini: la misura prevede classi differenziate con preparazione a un test di lingua e cultura italiane per l'ammissione nelle classi regolari. «Per un settore importante come l'istruzione e la formazione dei bambini, la parola dovrebbe essere affidata alle scuole, agli esperti del settore e anche ai diretti interessati, piuttosto che alle mozioni dei partiti politici», sostiene la giornalista, a sua volta figlia di genitori immigrati. Tra le voci più critiche si è levata quella della “Rete G2 - Seconde Generazioni”, un’organizzazione nazionale apartitica fondata da figli di immigrati e rifugiati nati e/o cresciuti in Italia. L'associazione, in prima linea sulla questione, «ha sempre riconosciuto l'importanza e il valore della scuola pubblica italiana nei processi di integrazione e avrebbe voluto essere ascoltata prima di intraprendere un'iniziativa come quella della Lega», evidenzia la giornalista. Citando gli ultimi dati Istat, Baudet Vivanco evidenzia come in Italia, ormai da anni, sia in atto «una trasformazione: nel solo 2007 sono stati 64mila i nuovi nati sul nostro territorio da genitori stranieri, e nelle scuole sono 650mila gli studenti con passaporto straniero». «La situazione è più complessa», spiega la giornalista, «la maggioranza di figli di immigrati nelle scuole è nata in Italia e non ha problemi con la lingua, le difficoltà riguardano principalmente gli adolescenti che giungono, a scaglioni, attraverso i ricongiungimenti. Quindi una minoranza». Insegnanti e studenti non possono essere lasciati a se stessi, le soluzioni vanno rintracciate tenendo presenti due elementi principali: «servono fondi adeguati e soprattutto bisogna tenere presente che i figli di immigrati non vogliono e non possono essere considerati come il capro espiatorio di tutti i guai, perché l'Italia riceve ormai da anni figli di immigrati che diventano cittadini italiani». Articoli correlati: - Mozione della Lega: classi differenziati per gli studenti stranieri - La Lega e Gentilini per le classi differenziali

L'IMMIGRAZIONE E L'ASILO" - "SISTEMA D'ASILO COMUNE" NELLA UE ENTRO IL 2012

IMMIGRAZIONE - APPROVATO DAL VERTICE UE IL "PATTO PER L'IMMIGRAZIONE E L'ASILO" - "SISTEMA D'ASILO COMUNE" NELLA UE ENTRO IL 2012 (2008-10-17) "Il Consiglio europeo - si legge nelle Conclusioni della Presidenza diffuse al termine del vertice europeo del 15 e 16 ottobre - ha adottato il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, che sancisce l'impegno dell'Unione europea e degli Stati membri ad attuare una politica giusta, efficace e coerente a fronte delle sfide e delle opportunità rappresentate dalle migrazioni. Il Patto costituisce ormai per l'Unione ed i suoi Stati membri il fondamento di una politica comune dell'immigrazione e dell'asilo, ispirata a uno spirito di solidarietà tra gli Stati membri e di cooperazione con i paesi terzi". Proposto dalla presidenza di turno francese, il Patto rappresenta il primo importante passo verso la definizione di una politica europea comune in materia di immigrazione e asilo. 5 gli impegni previsti dal documento e sottoscritti dai 27 paesi membri dell’Ue: - gestire l’immigrazione legale sulla base delle esigenze del mercato del lavoro e delle possibilità di accoglienza dei singoli paesi, e incoraggiare l’integrazione; - controllare l’immigrazione illegale garantendo il rimpatrio verso i paesi di origine o di transito dei cittadini stranieri; rendere più efficaci i controlli alle frontiere; - costituire un Sistema di asilo comune europeo; - creare una partnership con i paesi di origine e di transito per incoraggiare la sinergia tra migrazione e sviluppo. In particolare per quanto riguarda l'immigrazione legale, l'Europa si impegna a favorire l'ingresso dei lavoratori anche temporanei, dando priorità al lavoro altamente qualificato e alla mobilità degli studenti e dei ricercatori nell’area Schengen. Riguardo invece alla lotta all'immigrazione irregolare, il Consiglio europeo ha deciso di ridurre le regolarizzazioni di massa e invitato i paesi membri a sostenere l'Agenzia Frontex per assicurare un efficace controllo delle frontiere esterne. Nel documento l'Europa chiede inoltre alla Commissione di presentare quanto prima proposte per un Sistema di asilo comune europeo da costituire non oltre il 2012. (17/10/2008-ITL/ITNET)

UE: OK A PATTO PER IMMIGRAZIONE. BERLUSCONI, SIAMO SODDISFATTI

"(ASCA) - Bruxelles, 16 ott - Via libera dell'Unione europea al patto per l'immigrazione. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nella conferenza stampa al termine del Consiglio. ''Ci sara' un controllo europeo dei flussi di immigrati, controllo quindi - ha spiegato Frattini - che non sara' piu' affidato ad accordi bilaterali tra Paesi, ma ad un'azione comune, ad esempio sul pattugliamento alle frontiere. Non ci saranno regole diverse tra i singoli Paesi''. Silvio Berlusconi ha espresso ''soddisfazione'' per la politica comune sull'immigrazione. ''Noi siamo un Paese sul mediterraneo e piu' degli altri sopporta l'arrivo dei clandestini''. Sulla espulsioni ''non ci sara' piu' quella polemica che vuole l'Italia meno rispettosa degli altri Paesi dei clandestini. Le norme saranno uguali per tutti''." La Fortezza Europa Noi chiediamo alla comunità europea, di non chiudersi in una fortezza egoistica mente, ma di dare a quanti chiedono asilo, l'accoglienza dignitosa che si deve ad ogni essere umano che fugge da persecuzioni, guerre, fame in questo mondo che stiamo vivendo oggi. E molto preoccupante vedere una grande civiltà come quella europea, piegarsi su se stessa, pensi di risolvere il problema di migrazione dei popoli con la semplice chiusura delle sue frontiere. Dimenticando milioni di cittadini europei nel secolo scorso hanno beneficiato migrandosi verso altri continenti per migliorare le loro condizioni di vita o per salvare la loro vita da persecuzioni di regimi totalitari che l'Europa ha conosciuto. Il mondo globale non può essere solo commerciale ed economico, ma lo e anche in termini di risorse umane, di cultura, di persone che si spostano per varie ragioni di vita. Una civiltà matura non si chiude su se stessa, ma si apre e pensa come gestire questi flussi, cerca di trovare soluzioni reali alla radice del problema. Non che lo alimenta con una mano e con l'altra cerca di fermarlo. La responsabilità politica di tanti paesi europei e palese nel continente Africano, non si tratta solo del passato storico, ma oggi le scelte politico strategico di certi paesi europei nello scacchiere Mondiale ed Africano hanno effetti devastanti per certe popolazioni nel continente. Ecco allora che si producono esodo di popolazioni indifesi privati di tutto. L'Europa deve recuperare la sua dignità e civiltà Cristiana ed Umanista per rispondere alle sfide di questo mondo globalizzato anche in questo esodo di milioni di immigrati, accogliendoli e aiutandoli a trovare soluzioni alla radice del problema che gli ha spiti a uscire. Mosè

Questa settimana su www.immigrazioneoggi.it

Newsletter n.36/2008 (Notizie dal 13 ottobre al 17 ottobre 2008) Dopo aver letto i titoli, valuti l'opportunità di far conoscere questa newsletter ad almeno tre amici interessati al fenomeno dell'immigrazione. 17 ottobre 2008 “Permesso di soggiorno a punti”: una proposta contraria alle direttive europee. Il sistema di attribuzione e di decurtazione dei crediti proposto dalla Lega violerebbe la direttiva europea sul ricongiungimento familiare che esclude la possibilità di negare o revocare il permesso di soggiorno in modo automatico. Ue: il Consiglio europeo riunito a Bruxelles ha adottato ufficialmente il Patto per l’immigrazione e l’asilo. Il premier Berlusconi si è detto “molto soddisfatto”. Per Frattini è uno strumento importante per “collaborare con i Paesi di origine e di transito non più a livello bilaterale ma a livello europeo”. Sì al doppio cognome del bambino se gli è già stato attribuito dall’anagrafe di un altro Stato membro dell’Unione europea. Lo ha deciso la Corte di giustizia delle Comunità europee per evitare che dal mancato riconoscimento derivino nella vita quotidiana problemi tali da ostacolare l'esercizio del diritto di libera circolazione. Immigrazione e scuola: a Castiglione delle Stiviere (Mantova) una classe di “sostegno” per alunni stranieri che partirà il 27 ottobre. Somiglia alle “classi ponte” previste nel discusso emendamento della Camera, anche se i dirigenti scolatici affermano che si tratta di un esperimento. Tivoli (Roma): si svolgerà domenica la “Giornata culturale Africana”. La manifestazione è promossa dall’Ufficio pastorale Migrantes della Diocesi. Inizia domani il campionato della Liberi Nantes F. C., la squadra romana interamente composta da rifugiati politici e richiedenti asilo. È la prima squadra “tutta straniera” in un campionato di calcio delle FIGC. 16 ottobre 2008 Immigrazione e sicurezza: retromarcia del Governo sull’espulsione dei comunitari privi dei requisiti per il soggiorno, misura giudicata eccessiva dalla Commissione europea. Il ministro Maroni nell’audizione al Comitato Schengen annuncia la revoca del Decreto. Ripensamento anche sul reato di ingresso clandestino che sarà punito solo con sanzione pecuniaria e sull’aggravante di clandestinità esclusa per i comunitari. Per evitare sanzioni dall’Ue non verrà modificato il decreto legislativo del 2007, anche se il titolare del Viminale resta dell’avviso che il semplice invito ad andarsene sia una sanzione inefficace. Nell’audizione il ministro ha parlato anche di immigrazione irregolare, diritto di asilo, rom, emergenza sbarchi. Immigrazione e scuola: a Modena il Comune vara una piano per l’inserimento degli alunni stranieri alle scuole medie. Tra le misure previste anche una “distribuzione equilibrata” tra le classi. La Romania destinata ad essere terra di immigrazione. Uno studio della Fondazione Soros prevede un incremento di lavoratori stranieri. Milano: inizia domani “Paesiesapori” il Festival Internazionale dell’Alimentazione. Primo appuntamento dell’Expò 2015. Il 17, 18 e 19 ottobre nel centro città vi saranno stands delle comunità etniche per presentare i prodotti dei Paesi di origine. Milano: nasce la rivista gratuita itaraba “aljarida”. Un mensile bilingue che verrà distribuito nei centri di aggregazione e tra le associazioni di immigrati. 15 ottobre 2008 “Permesso di soggiorno a punti”: proposte dal Senato per una nuova edizione del libro “Seicentoventi giochi per esercitare la mente”. Editoriale Camera: approvata la mozione della maggioranza sull’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo. Acceso dibattito in aula. Nel provvedimento previsti: test di conoscenza linguistica per l’accesso; classi ponte con insegnamento di lingua, educazione civica, tradizioni locali e cultura religiosa; divieto di iscrizioni dopo il 31 dicembre; ripartizione degli studenti proporzionata nelle classi. Immigrazione e carcere: per il ministro Alfano c’è sovraffollamento “perché la politica delle espulsioni non riesce a decollare”. Relazione del ministro sullo stato delle carceri alla commissione Giustizia della Camera. Albania: per Napolitano è “tra le comunità meglio integrate”. Nell’incontro con il Presidente albanese, il Capo dello Stato ricorda anche “momenti molto difficili”nella seconda metà degli anni Novanta. Bergamo: incontro tra il prefetto Andreana ed una delegazione del Centro islamico per chiarire la questione del velo. Per un problema di “interpretazione” era stato negato il rilascio di documenti a donne con l’hijab. Palermo: venerdì l’Unhcr consegnerà il premio “Per mare – il coraggio di chi salva le vite umane” al motopeschereccio “Ariete” di Mazara del Vallo. Il 28 novembre del 2007 i pescatori salvarono 54 migranti tra cui una bimba di pochi mesi. 14 ottobre 2008 Montecitorio: al voto questa sera tre mozioni sull’accesso degli studenti stranieri nelle scuole. La mozione della maggioranza prevede l’istituzione di test di accesso, “classi ponte” e il divieto di ingresso nelle classi ordinarie dopo il 31 dicembre. Per le opposizioni, necessari maggiore formazione per i docenti, più risorse economiche e un piano nazionale per l’insegnamento dell’italiano. Per Fini l’integrazione è “una conquista per chi si integra, una ricchezza per chi integra”. La Fondazione FareFuturo ha presentato ieri a Roma la ricerca “Donne del mediterraneo. L’integrazione possibile”. Immigrazione e infortuni sul lavoro: sono stati 141mila nel 2007 quelli degli immigrati. 174 mortali. Marocchini e rumeni i lavoratori maggiormente coinvolti. Roma: al Centro Enea per rifugiati in scena due spettacoli frutto di laboratori teatrali. Il 16 e 18 ottobre in scena “Migration review” e “Struggimenti (fantasy)”. 13 ottobre 2008 Immigrazione e assicurazioni: gli immigrati “meno propensi a riconoscere il rischio” ma il 59% dichiara che è “più tranquillo con un’assicurazione”. Dal meeting annuale degli assicuratori italiani ed europei emerge che il 30,8% degli immigrati non dispone di un conto corrente e pochi sottoscrivono polizze assicurative non tanto per diffidenza ma per scarsa conoscenza e mancanza di prodotti adeguati alle loro esigenze. Inizia oggi una missione UGL in Nigeria per favorire “un’immigrazione consapevole”. Incontri con le autorità locali per realizzare punti informativi e corsi di formazione per coloro che intendono emigrare in Italia. Bergamo: il mercoledì aperto fino alle 20 lo Sportello unico per l'immigrazione di Bergamo. L’operazione riguarda soltanto lo sportello “primi ingressi”. Bari: approvato il progetto “La rosa dei venti” per estendere l’accoglienza dei minori non accompagnati. Arrivano a 27 i minori accolti nei centri comunali gestiti nel sistema di protezione Sprar. Rimini: un corso per assistenti familiari rivolto alle cittadine straniere. Oltre alle materie tecniche, le candidate impareranno tagliatelle e piadina. http://www.immigrazioneoggi.it/daily_news/2008/ottobre/13_5.html

mercoledì 15 ottobre 2008

Il Vaticano: ragazzi stranieri discriminati

Cronache il caso della marocchina aggredita sul bus Marchetto: «Colpiti i giovani di seconda generazione». Fini: «Cresce la xenofobia» La marocchina aggredita (Newpress) VARESE — Anna ha ancora gli occhi tumefatti e un gran dolore al collo; nemmeno lei sa dire se le sei compagne di scuola (ora tutte identificate) che l'hanno insultata e malmenata perché marocchina siano state mosse da bullismo o da razzismo: «Di sicuro mi offendevano per il colore della mia pelle...» Aspettando che il trauma passi e che l'episodio diventi solo un brutto ricordo, Anna si è guadagnata ieri anche la solidarietà del Vaticano. Sull'episodio della ragazzina immigrata, pestata per non aver ceduto il posto sull'autobus ad alcune coetanee italiane, è infatti intervenuto monsignor Agostino Marchetto, segretario del consiglio pontificio per i migranti. «Il governo italiano insiste: qui non c'è alcun allarme razzismo ma la discriminazione invece esiste - ha detto il prelato facendo esplicito riferimento a quanto successo a Varese - e quando colpisce i giovani nella loro età più fragile le conseguenze non solo per loro ma per l'intera società possono essere devastanti. E questo rischio riguarda soprattutto i figli degli immigrati». Le autrici del pestaggio sono compagne della vittima, frequentano un istituto di formazione professionale di Varese e vedevano Anna tutti i giorni nei corridoi a scuola: «Io non le ho riconosciute tutte - racconta la studentessa - perché ero a terra e mi picchiavano in tante. Avevo solo una gran paura e speravo che tutto finisse». La scuola frequentata dalla ragazzina e dalle sue compagne che l'hanno aggredita ha già fatto sapere che l'episodio non verrà fatto passare sotto silenzio e che verranno presi provvedimenti disciplinari nei confronti delle ragazze responsabili dell'aggressione. I carabinieri dal canto loro hanno inviato una ricostruzione dell'episodio alla procura minorile ma non è stato al momento specificato il tipo di reato contestato nè se ad esso sarà aggiunta l'aggravante del razzismo. L'ennesimo atto di violenza ai danni di cittadini extracomunitari tiene alta l'attenzione anche del mondo politico. Ieri ha fatto sentire la sua voce il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini: «E' necessario - sono state le sue parole pronunciate in un convegno a Roma - combattere la tendenza all'isolamento da parte delle minoranze di stranieri e impedire il prodursi di fenomeni di xenofobia che nel nostro paese tendono purtroppo ad aumentare per effetto di paura, ignoranza, degrado». La preoccupazione di Fini sembra essere confermata da un altro episodio avvenuto a Napoli sul quali pesa l'ombra del razzismo: è stato appiccato infatti un incendio alle baracche di un campo nomadi di via Argine, nel quartiere Ponticelli. L'accampamento si trova sotto un ponte dell'autostrada, non si sono registrate vittime solo perché le famiglie che lo abitano sono riuscite ad allontanarsi velocemente Claudio Del Frate Roberto Rotondo 14 ottobre 2008

lunedì 13 ottobre 2008

Immigrazione, più sicurezza e più integrazione

«Noi andiamo avanti con convinzione, al di là delle strumentalizzazioni che la sinistra-centro continua a fare. Vogliamo semplicemente che chi arriva nel nostro paese deve rispettarne le leggi e gli emendamenti presentati vanno in questa direzione». Il vicepresidente dei senatori della Lega Nord Lorenzo Bodega ribatte alle critiche avanzate dal centrosinistra «e anche da qualcun altro...», dopo la presentazione degli emendamenti al disegno di legge sicurezza della Lega al Senato. «Le nostre proposte - spiega Bodega - stanno riscuotendo opinioni favorevoli dai cittadini, come dimostrano gli ultimi sondaggi, perché sono provvedimenti vicini alla gente, al di là delle critiche e dei rilievi mossi dagli ambienti della sinistra. Se prendiamo, per esempio, il permesso a punti, questo e' un sistema che darà più sicurezza e più integrazione, facendo emergere solo quella immigrazione positiva e onesta che lavora, produce, e si e' integrata alla perfezione». Infine, tra i vari emendamenti, Bodega tiene a sottolineare come uno, in particolare, e' un vecchio cavallo di battaglia della Lega: «Aiutare i paesi poveri a casa loro. Ciò deriverà dalla tassa di 200 euro che ogni immigrato dovrà pagare al Fondo per la prevenzione dei flussi migratori istituito presso la Farnesina . Ecco - conclude - questa e' solidarietà e vicinanza verso questi popoli, aiutarli in casa loro, senza illusioni di El Dorado che non esistono più. A maggior ragione da noi».

Immigrazione e assicurazioni:

13 ottobre 2008 Immigrazione e assicurazioni: gli immigrati “meno propensi a riconoscere il rischio” ma il 59% dichiara che è “più tranquillo con un’assicurazione”. Dal meeting annuale degli assicuratori italiani ed europei emerge che il 30,8% degli immigrati non dispone di un conto corrente e pochi sottoscrivono polizze assicurative non tanto per diffidenza ma per scarsa conoscenza e mancanza di prodotti adeguati alle loro esigenze. Il 42% degli immigrati in Italia è titolare di un prodotto assicurativo, ma la maggior parte delle polizze riguardano solo l’obbligatoria RC auto, il 30,8% non possiede neppure un conto corrente. Esiste tuttavia una stretta correlazione tra il ricorso a strumenti per la copertura di rischi, il tempo di permanenza e la crescita del processo di integrazione: il 70% degli stranieri che risiedono in Italia da più di 10 anni dispone di prodotti assicurativi e il tasso di bancarizzazione degli immigrati, tra il 2005 e il 2007, è aumentato del 33%. È quanto è emerso da una ricerca realizzata dal CESPI e presentata venerdì scorso durante la settima edizione del Forum AXA MPS, l’appuntamento annuale promosso dal Gruppo Montepaschi e patrocinato dalla Geneva Association e dall’ANIA, che quest’anno ha voluto concentrarsi sul rapporto tra migranti e mercato assicurativo al fine di individuare nuovi prodotti in grado di soddisfare i bisogni specifici di questo tipo di clientela. Una clientela che si caratterizza per un atteggiamento maggiormente ottimista e proiettato verso il futuro rispetto a quella italiana - come risulta dall’indagine “I bisogni assicurativi degli immigrati in Italia” realizzata dall’Istituto GPF su un campione di 2000 intervistati- per un maggior desiderio di affermazione personale (il 21,1% degli immigrati vorrebbe “avere successo e diventare qualcuno” contro l’11,9% degli italiani) una eguale propensione al risparmio, una minore percezione del rischio ma una più elevata percezione del valore della sicurezza (per il 41,2% degli immigrati è importante “sentirsi al riparo e sicuro dai pericoli” contro il 38,6% degli italiani). Nonostante queste caratteristiche, gli immigrati rappresentano un segmento di mercato fortemente sottoassicurato, non tanto per diffidenza (solo un terzo del campione dichiara di non essere interessato) quanto per l’impossibilità di sostenere i costi e per la scarsa conoscenza dei servizi assicurativi ai quali, però, una volta diventati noti, viene attribuito un importante valore ( il 59,8% degli immigrati dichiara che “la vita è più tranquilla con una buona assicurazione” contro il 51,8% degli italiani). Una nuova sfida si apre pertanto per il mercato assicurativo: aprirsi maggiormente a questi “nuovi clienti” e realizzare prodotti specifici in grado di cogliere le peculiarità e rispondere ai bisogni insoddisfatti di questa fascia della popolazione. Da tenere in considerazione soprattutto la “dimensione transnazionale” dei migranti, come ha sottolineato José Luis Rhi-Sausi direttore del CESPI. “Il cittadino immigrato è portatore di una duplice identità in quanto vive nel Paese di accoglienza, ma mantiene un rapporto privilegiato con il Paese di origine a cui spesso invia le rimesse”. È necessario pertanto trovare strumenti finanziari in grado di collegare “il processo di bancarizzazione, l’invio delle rimesse ed i prodotti assicurativi” in modo tale che non solo il migrante ma anche la famiglia nel Paese di origine possa trarne vantaggio; il successo del seguro de remesas proposto da compagnie sudamericane secondo cui, anche dopo la morte dell’immigrato viene assicurato l’invio delle rimesse per un certo numero di anni, lo dimostra. Non solo. Il mondo assicurativo e finanziario potrebbe anche rispondere al bisogno di formazione degli imprenditori immigrati. È quanto affermato da Thomas McCarthy, presidente e direttore generale di Ghanacoop, la prima cooperativa sociale in Italia costituita interamente da immigrati, che, intervenendo al Forum, ha sottolineato le difficoltà, dovute soprattutto a differenze culturali, che incontra il cittadino immigrato che vuole avviare una attività. (MRP)

Immigrazione, Urso: «Favorire i flussi dai Balcani:

Immigrazione, Urso: «Favorire i flussi dai Balcani: il Mediterraneo del Sud più difficile da integrare» ROMA (13 ottobre) - «Favorire i flussi di immigrazione provenienti dal Mediterraneo dell'Est anche se di religione musulmana: perché originari da un contesto più europeo che non quelli provenienti dal Mediterraneo del Sud, perché meno propensi ad integrarsi nel nostro Paese». Sono le parole dell'onorevole Adolfo Urso, segretario generale della Fondazione Farefuturo e sottosegretario allo Sviluppo economico, intervenuto stamane ad un convegno sull'integrazione delle donne nell'area del Mediterraneo. «Per l'integrazione, Corano facoltativo nelle scuole pubbliche». Tra gli elementi evidenziati come punti di discussione da cui partire per giungere all'elaborazione di alcune proposte in sede politico-legislativa, quello di favorire il ricongiungimento famigliare di moglie e figli e la promozione dell'educazione religiosa. «Meglio introdurre l'insegnamento facoltativo del Corano nelle scuole pubbliche, che non ritrovarsi le scuole coraniche - ha detto - E' necessario non cedere al velo o ad altri elementi culturali che allontanano gli immigrati dall'integrazione». «Il ruolo centrale delle donne straniere». «La donna più consapevole del proprio status e dei suoi diritti spesso negati, nella coppia e nella società - ha detto Urso - La donna con i suoi problemi da risolvere e con la sua disponibilità concreta a farlo è il motore dell'integrazione, nel confronto tra le identità; il motore possibile su cui far leva. Sulla base della ricerca ci sembra quindi di poter dare delle indicazioni, degli elementi di riflessione alla classe politica e al legislatore, sulle quali lavoreremo nel secondo Rapporto di ricerca. Innanzi tutto premiare la legalità, il rispetto delle norme, il desiderio di stabilizzazione come via maestra dell'integrazione e, di conseguenza, contrastare l'immigrazione clandestina e comunque l'illegalità. Favorire il ricongiungimento familiare, di moglie e figli, perchè la donna è il motore della integrazione, favorisce il percorso di stabilizzazione e di legalità, ha maggiore propensione ad accettare i nostri costumi. Promuovere il lavoro delle donne immigrate perché esse sono l'avanguardia del processo d'integrazione, le più consapevoli e le più disponibili. Infine, favorire la formazione e l'istruzione, la stabilizzazione e la partecipazione, fattori che facilitano l'integrazione: scuola, casa, tempo libero, vita associativa sono elementi che avvantaggiano il percorso. Promuovere l'educazione nelle scuole pubbliche, anche con l'insegnamento facoltativo di altre religioni, perché l'integrazione dei figli facilita l'integrazione dei genitori. Meglio l'insegnamento facoltativo del corano nelle scuole pubbliche che le scuole islamiche spesso fattore di contrapposizione».(Il Messaggero)

giovedì 9 ottobre 2008

ATTENZIONE:QUESTO NON E' UNO SCHERZO, MA PURTROPPO E' LA REALTA'

SCOMPARSO: Si chiama Francesco de Santis, è uscito da casa a Ostia la mattina di domenica 5 ottobre e non è più tornato, ha lasciato detto che sarebbe andato a Roma, alla Chiesa di Santa Anastasia (zona Circo Massimo). E’ alto un metro e novantatrè, corporatura robusta, capelli neri, ricci tagliati corti, occhi celesti, barba nera, ha una cicatrice sulla fronte, al momento della scomparsa indossava giacchetto jeans grigio scuro, jeans azzurri, scarpe da ginnastica marroni, una felpa marrone e aveva con se uno zainetto grigio scuro. Si è allontanato alla guida di uno scooter Honda Pantheon, grigio metalizzato, targato AX17058. Preghiamo chiunque l’abbia visto di contattare la moglie Maria 339-4055435, o la famiglia al 06-39366538. Grazie per il vostro aiuto. http://www.chilhavisto.rai.it/clv/lettere/D/DeSantisFrancesco.htm

mercoledì 8 ottobre 2008

INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 59ma SESSIONE GENERALE DEL COMITATO ESECUTIVO DELL'ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI (UNHCR)

È in corso a Ginevra dal 6 al 10 ottobre 2008 la 59ma Sessione Generale del Comitato Esecutivo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). S.E. Mons. Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e delle Istituzioni Internazionali a Ginevra, ha pronunciato ieri l'intervento che pubblichiamo di seguito: INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI Mr. Chairman, 1. The spotlight of public opinion currently is placed on the crisis of financial markets, on the present form of economic organization, and on the irresponsibility and greed of some managers that led to it. The consequences of this enormously complicated crisis exert a grave impact on vulnerable groups in society and give concrete evidence of the interconnectedness and lack of equity in today's world. Additional challenges of great urgency confront the international community. Climate change leads to scarcity of food and lack of water, to the degradation of the environment and an increase of natural disasters. Together with related conflicts in some regions, all these factors result in an intensification of forced displacement of people and a greater uncertainty about our ability to provide them with the protection and assistance they need. This moment, on the other hand, can reawaken the awareness that it is really a common responsibility to determine whether the 'global village' thrives or suffers. 2. Natural and man-made disasters expose millions of persons and families to conditions of extreme poverty and to violations of their basic human rights. Such unbearable situations make it impossible for them to remain in their usual place of residence, much as they would like to do so. Looking at the future, the condition of uprooted people appears more bleak and ambiguous than ever. In view of the emergence and overlapping of these new complexities, our discussions about protection can be confronted with significant obstacles. Political responses, immediate assistance, and technical know-how are necessary. However, a clear ethical dimension also must be acknowledged and should be placed at the center of debate as we formulate decisions on how to move forward with adequate protection. The Delegation of the Holy See has participated with great interest in the discussions about protection. It has supported the priority accorded this urgent topic in recent UNHCR initiatives like the Conclusions on the Provision on International Protection Including Through Complementary Forms of Protection (2005), the Conclusion on Women and Girls at Risk (2006) the Conclusion on Children at Risk (2007), the Commissioner's Dialogue on Protection Challenges (2007), and the Agenda for Protection (2002). In fact, the UNHCR was mandated by the General Assembly to extend its protection capacities to new groups: stateless people, returnees, and certain groups of internally displaced persons. Over the years, the concepts of "group determination (prima facie)" and of "temporary protection" were introduced when considering situations of mass influx movements. In addition, regional agreements and the cluster approach enlarged the field of protection and the capacity to respond. 3. The process of alerting States about new demands for protection shows both a pragmatic method and a dynamic understanding of the implications of the 1951 Refugee Convention and its related Protocol of 1967. In the same spirit, through regional instruments, States have examined their respective local reality and have agreed upon a more comprehensive and suitable approach by adapting juridical provisions to the evolution of forcible displacement and to geographical conditions. The latest General Conclusion on International Protection, now submitted for approval, rightly points out some current problems of intolerance and failure to meet the rights of asylum-seekers while it simultaneously encourages maintenance of relevant international humanitarian and human rights law as a necessary point of reference. Indeed there seems to be an urgent need to expand reflection and statutory provisions to cover the whole range of the constantly changing situations of forcibly uprooted people. 4. The international community has managed to enact clear and courageous instruments to protect refugees from violence and persecution through the 1951 Refugee Convention and the 1967 Protocol, and through additional regional agreements. Existing refugee instruments constitute the start of a continuum, at the opposite end of which we could place the conventions and agreements enacted by the United Nations and by the International Labour Organization in order to protect labour migrants and their families. At present, between these two policy "poles", are situated millions of other persons forcibly uprooted by desertification, famine, climate change, generalized oppression and abuse of their human rights. Many of these people remain within their own country without receiving the protection they need, and many cross the borders of neighbouring countries in search of relief. Some of these uprooted persons may come under the mandate of the UNHCR, as do those who become stateless. Many of them do not fit the typology of refugees or migrant workers, but the international community cannot ignore their plight nor can it deny the ethical obligation to extend protection to them, as difficult as this task can be. 5. In our interconnected world, we are linked with all displaced people by our common humanity and by the realization that the globalization of justice and solidarity is the best guarantee for peace and a common future. The question then to be addressed is of how to start a process to formalize ways and means for the protection of the millions of persons at the center of the continuum: the responsibility to protect them; providing assistance for immediate survival; criteria for their acceptance in other places; the structures of coordination. Existing best practices and human rights obligations can serve as a starting point to move toward a juridical instrument. 6. The experience of the international community with the implementation of legally binding conventions shows the value of the experts' committees that monitor and advise a converging interpretation of their content. Perhaps a similar group for the Refugee Convention can be a useful complement, possibly within the existing structures of the UNHCR, at this moment when courts, at times, diverge widely in their interpretative decisions. 7. In conclusion, Mr. Chairman, the continued effort to safeguard the human rights of all forcibly displaced people is in line with a consistent ethic of life and with an ever more complete implementation of the Universal Declaration of Human Rights, whose 60th anniversary we mark this year. Displacement is not a phenomenon isolated from other social realities. It is the result of political decisions, of neglect and lack of preventive action, and also of unforeseen natural events. It falls within the responsibility of the State and the international community. An adequate response, therefore, is not possible without coherence in the action of agencies and actors involved and mandated to work for the best solutions. The creative alertness required for such solutions should move the international community to undertake new steps in protection. While juridical instruments are necessary, ultimately a culture of solidarity and the elimination of the root causes of displacement will sustain the protection system. Thank you, Mr. Chairman

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 95a GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2009

Alle ore 12.30 di questa mattina, nell'Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la 95a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (18 gennaio 2009) sul tema: «San Paolo migrante, 'Apostolo delle genti'». Intervengono alla Conferenza: l'Em.mo Card. Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e S.E. Mons. Agostino Marchetto, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio. Ne pubblichiamo di seguito gli interventi: INTERVENTO DEL CARD. RENATO RAFFAELE MARTINO "San Paolo migrante, 'Apostolo delle genti'" (tenendo presente il mondo della migrazione economica) I problemi più gravi che, al giorno d'oggi, dobbiamo affrontare, si pongono a dimensione globale. In effetti, nessuna Nazione, da sola, per quanto potente, è in grado di garantire, per esempio, la pace nel mondo, nessuna è capace di salvaguardare l'equilibrio dell'ecosistema o di impedire lo sfruttamento insensato delle risorse naturali. Così è pure nel caso del complesso movimento migratorio contemporaneo, dove tutti sono chiamati a dare un particolare contributo, soprattutto per il miglioramento dei rapporti tra popoli e culture. A tale proposito, nell'Enciclica Deus caritas est, Benedetto XVI afferma che "chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo. Il concetto di prossimo viene universalizzato e rimane tuttavia concreto. Nonostante la sua estensione a tutti gli uomini, non si riduce all'espressione di un amore generico ed astratto, in se stesso poco impegnativo, ma richiede il mio impegno pratico qui ed ora" (n. 15). Mi pare che questo testo pontificio possa bene avviare la presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, per la 95ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Essa si celebrerà a livello mondiale domenica 18 gennaio 2009 ed ha per tema: "San Paolo migrante, 'Apostolo delle genti'". Il Papa trae spunto dalla figura ricca e complessa di San Paolo, nell'Anno Giubilare indetto in suo onore in occasione del bimillenario della nascita, per cogliere, senza forzature, che l'Apostolo delle genti fu anzitutto un missionario, nel senso che si fece "migrante per vocazione", "autentico 'missionario dei migranti', migrante egli stesso e itinerante ambasciatore di Gesù Cristo". "La sua vita e la sua predicazione – prosegue il Papa nel suo Messaggio – furono interamente orientate a far conoscere e amare Gesù da tutti, perché in Lui tutti i popoli sono chiamati a diventare un solo popolo". Del resto, proprio l'incontro di Paolo con Cristo sulla via di Damasco fu la fonte di tutta la sua predicazione e della sua teologia, vale a dire l'annuncio della misericordia di Dio, che, attraverso la morte e la risurrezione di Gesù, entra nell'esistenza storica dell'umanità e la trasforma: "Dio ama tanto l'uomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte e in questo modo riconcilia giustizia e amore" (Benedetto XVI, Deus caritas est n. 10). Così, con "lo zelo missionario e la foga del lottatore, che lo contraddistinsero", San Paolo percorse il bacino mediterraneo affrontando gravi pericoli, lavorando senza temere la stanchezza e preoccupandosi "per tutte le Chiese" (2Cor 11,28). Si faceva vanto di annunciare il Vangelo là dove nessuno l'aveva fatto prima di lui, rendendosi in ciò particolarmente vicino alla "Chiesa in diaspora", costituita dai migranti, senza tuttavia cessare di tessere un profondo legame di comunione e di solidarietà, anzitutto con la Chiesa madre di Gerusalemme (cfr. Rm 15,26-27; 1Cor 16,1-4; 2Cor 8,1–9,15). Del resto, la vita e la predicazione dell'Apostolo, espresse nelle sue Lettere, rimandano continuamente all'origine dell'unità ecclesiale che non può essere trascurata, pena la perdita dell'identità stessa, cioè l'unico Padre, l'unico Cristo e l'unico Spirito Santo. In effetti, "un mondo senza Dio è un mondo senza speranza" (Benedetto XVI, Spe salvi n. 44) e, d'altra parte, la pienezza della speranza orienta all'unità perfetta, quando "Cristo è tutto in tutti" (Col 3,11), quando tutti, cioè, si sentono concittadini della medesima patria, membri dell'unica famiglia del Padre. Su questo sfondo di vissuto paolino, Benedetto XVI afferma che "questa è, anche al presente, nell'era della globalizzazione, la missione della Chiesa e di ogni battezzato; missione che con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti – studenti fuori sede, immigrati, rifugiati, profughi, sfollati – includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne, come ad esempio nella tratta degli esseri umani". Il Santo Padre, poi, si chiede, e ci domanda anche "Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società?". Ricordo qui che il movimento migratorio, favorito pure dalla globalizzazione, a cui fa cenno Benedetto XVI, ha assunto, oggi, dimensioni notevoli. Sono, infatti, oltre duecento milioni le persone che vivono fuori dal loro Paese di origine, spinte anche dalla miseria, dalla fame, dalla violenza, dalle guerre, dalle rivalità etniche, ma pure dal desiderio di una vita migliore. Si dirigono di preferenza verso le aree più ricche del mondo. E ciò spiega perché l'immigrazione sia vissuta spesso nei Paesi ospitanti come una sorta di "invasione", con ripercussioni negative su questioni di stabilità e sicurezza. Questo clima di chiusura rende ancora più triste e amara la vicenda umana di molti immigrati, spingendoli altresì a condizioni di irregolarità. Ma il fenomeno migratorio in un mondo globalizzato sta diventando, di fatto, inarrestabile: il problema non si risolverà chiudendo le frontiere, ma accogliendo, con giusto regolamento, equilibrato e solidale, i flussi migratori da parte degli Stati. Ad ogni modo, la risposta all'interrogativo del Santo Padre è indicata nel suo stesso Messaggio, che potremmo definire un nuovo "inno all'agapê", scritto sulla traccia del capitolo tredicesimo della Prima Lettera ai Corinzi e, in verità, di tutta la vita di San Paolo. Il Santo Padre ribadisce anzitutto la necessità di partire dalla "cultura dell'accoglienza" – in ciò rifacendosi, indirettamente, all'Istruzione Erga migrantes caritas Christi, n. 39 –, che rende tutti partecipi dell'amore salvifico del Padre, in vista di un sincero dialogo e di una vera solidarietà. Bisogna, infatti, facilitare una graduale integrazione dei migranti, nel rispetto della loro identità culturale e anche di quella della popolazione locale. Da ciò scaturisce la pratica generosa dell'ospitalità, che è "figlia primogenita dell'agapê", dice il Papa. Si tratta, dunque, di sperimentare gesti e sforzi concreti di reciprocità e di scambio. Per la comunità cristiana, poi, "il comandamento dell'amore – noi lo sappiamo bene – si alimenta quando i discepoli di Cristo partecipano uniti alla mensa dell'Eucaristia che è, per eccellenza, il Sacramento della fraternità e dell'amore". Di fatto, è il mistero del Corpo di Cristo donato e del suo Sangue versato, nella celebrazione eucaristica, che comunica la salvezza già data in dono nella morte e risurrezione di Cristo, mentre si instaurano pure nuovi rapporti di comunione e di sollecitudine fraterna. In tale ambito, San Paolo sperimentò questa sintesi di straordinaria potenza: "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo o donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28 e Col 3,11). E noi potremmo aggiungere che non esiste più distinzione, in visione cristiana, tra migrante e autoctono, forestiero e locale, straniero e residente. Pertanto, la Cena del Signore è davvero il "Sacramento della fraternità", la cui più genuina espressione non può essere che il vicendevole servizio, il farsi carico gli uni degli altri. Tale precetto è illimitato come illimitato è l'amore, che prende norma solo dalla sua fonte divina, cosicché, attesta sant'Agostino, "Se vedi la carità, vedi la Trinità" (De Trinitate, VIII, 8, 12: CCL 50, 287), e come esorta san Paolo: "Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti" (1Ts 3,12), poiché l'amore è la lingua ufficiale della Chiesa, è il suo specifico linguaggio. Pertanto, se l'universalità fu una delle caratteristiche essenziali della missione di San Paolo, essa interpella anche noi, portandoci a "vivere in pienezza l'amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni", secondo la raccomandazione contenuta nel Messaggio del Santo Padre. Infine, il Messaggio pontificio si chiude con questo compendio: "Nell'amore è condensato l'intero messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti". È una stupenda sintesi, posta sotto la speciale benedizione dell'Apostolo Paolo e di "Maria, Madre dell'accoglienza e dell'amore". Anche quest'anno, dunque, il Messaggio del Santo Padre ci sprona a comprendere che la pratica della carità fraterna costituisce il culmine di tutto ciò che siamo tenuti a eseguire nel pellegrinaggio, impegnativo e faticoso, verso la patria dell'autentica speranza (cfr. Rm 13,8-10; Col 3,14). Grazie. INTERVENTO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO "San Paolo migrante, 'Apostolo delle genti'" (tenendo presenti alcuni aspetti concernenti l'asilo e i profughi, nonché gli studenti esteri) Nel corso dei secoli la Chiesa ha sempre dato prova di ospitalità e solidarietà nei confronti dei poveri e questo suo atteggiamento di accoglienza trova la propria origine nel Vangelo. Oggigiorno tra i poveri vanno senza dubbio annoverati i rifugiati e i profughi, come viene sottolineato nel Documento che il nostro Dicastero sta preparando insieme al Pontificio Consiglio Cor Unum. Inoltre l'atteggiamento di accoglienza scaturisce dalla missione stessa della Chiesa, che porta il Vangelo fino ai confini della terra e il cui messaggio di salvezza è destinato a tutti, senza distinzioni di nazionalità o cultura (cfr. Messaggio, nel testo originale italiano, p. 2). La Chiesa infatti annuncia la Buona Novella, il Regno di Dio, che è di cruciale importanza sia per i singoli che per le Nazioni. La carità, poi, è elemento costitutivo della Chiesa ed espressione irrinunciabile della sua stessa essenza (cfr. Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus caritas est, 25), in quanto essa è comunione (koinonia). Nel Messaggio odierno, il Santo Padre fa anche riferimento all'Eucaristia come al sacramento della fraternità e dell'amore (cfr. ibidem, p. 6) che conduce a un "servizio attento specialmente alle persone più deboli e svantaggiate" (Benedetto XVI, Angelus, 19 giugno 2005). La Comunità fondata da Gesù Cristo si è sempre rifatta a questo principio di carità e non fa distinzione alcuna di persone. In concreto, il suo impegno nella società è ispirato ai principi della sua Dottrina sociale, vale a dire la dignità di ogni essere umano, il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà. La Chiesa si occupa dei migranti e degli itineranti tanto nella pastorale territoriale, parrocchiale e ordinaria, che mediante quella specifica ad essi destinata, con missionari ad hoc, le organizzazioni caritative, la CCIM (Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni), le Caritas, il JRS (Jesuit Refugee Service), i movimenti ecclesiali e le congregazioni religiose, offrendo speranza, coraggio, amore e creatività per ridare vita ai rifugiati, ai richiedenti asilo nonché ai profughi all'interno del proprio Paese. Capire cosa significa condividere le risorse secondo tali necessità, richiede un aggiornamento continuo anche dei programmi di assistenza messi in atto dalla Chiesa, aggiornamento che rientra appunto nel quadro di un atteggiamento pastorale. L'ospitalità è caratteristica fondamentale pure della pastorale rivolta a rifugiati, richiedenti asilo e profughi. Essa infatti garantisce che ci si rivolga all'altro come a una persona, e in alcuni casi anche quale fratello/sorella nella fede, impedendo di considerarlo/la un caso, un numero o una mera ragione di lavoro. L'ospitalità, di conseguenza, non è tanto un compito quanto un modo di vivere e di condividere. Offrire ospitalità scaturisce per noi dall'impegno di essere fedeli a Dio, di ascoltare la Sua voce che ci parla nelle Sacre Scritture e nelle persone che ci circondano. Ciò significa inoltre riconsiderare e riaggiustare di continuo le nostre priorità. La vicinanza espressa sotto forma di ospitalità contraddice infatti non pochi messaggi, modi di vivere e mentalità contemporanei. La solidarietà è particolarmente collegata alla capacità di capire che formiamo tutti una sola famiglia umana, al di là delle differenze di nazionalità, razza, etnia, religione, situazione economica e atteggiamento ideologico, e che siamo interdipendenti, custodi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dovunque essi vivano. "Lo straniero è il messaggero di Dio, che sorprende e rompe la regolarità e la logica della vita quotidiana, portando vicino chi è lontano" (cfr. Erga migrantes caritas Christi, 101). Un tale atteggiamento contraddice gli attuali comportamenti di discriminazione, xenofobia e razzismo (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2003 sul tema "Per un impegno a vincere ogni razzismo, xenofobia e nazionalismo esasperato"). Praticare la solidarietà, tradotta in gesti quotidiani, significa oggi imparare che l'amore per il prossimo in un mondo interdipendente, globalizzato, riveste dimensioni globali, come ha affermato Papa Benedetto XVI, così: "appare ancor più necessario che i cristiani offrano la testimonianza di una solidarietà che varchi ogni frontiera, per costruire un mondo all'interno del quale tutti si sentano accolti e rispettati"1. E ciò non significa che non si tengano presenti i problemi di chi accoglie. Eppure i singoli Stati sono invitati a difendere i diritti di quanti fuggono, a causa di persecuzione, dai loro Paesi e a proteggerli a norma del Diritto internazionale. Tuttavia si ha l'impressione che da anni i rifugiati vengano trattati senza considerazione delle ragioni che li forzano a fuggire. Ciò si è tradotto anche in tentativi di impedire loro l'ingresso nei Paesi di arrivo e nell'adozione di misure destinate a renderlo più difficoltoso – quella che io ho chiamato, recentemente, tendenza al ribasso, e non 'gioco al ribasso'. Tali misure si caratterizzano per la erosione degli standard umanitari e l'introduzione di norme restrittive, quali l'obbligo del visto di ingresso, nonché la pubblicazione di liste di cosiddetti "Paesi sicuri". Purtroppo quest'atteggiamento adottato da Paesi del Nord del mondo ha ripercussioni negative sulle politiche verso i rifugiati seguite nel Sud. Per questo il quadro si fa preoccupante, specialmente se consideriamo una rodata Legislazione internazionale che era, è, di sostegno e protezione ai perseguitati. Possa la dedizione con cui il migrante San Paolo ha svolto la sua missione, dando prova di coraggio ed entusiasmo, ispirare la Chiesa e la società a dare risposte solidali alle sfide presenti nella società contemporanea, così da promuovere la pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni diverse. * * * Qualche pensiero anche per quel che riguarda gli studenti esteri (internazionali). Negli ultimi dieci-quindici anni la mobilità internazionale studentesca è diventata un aspetto preponderante nel panorama dell'educazione superiore globale e attualmente il totale degli studenti che si recano all'estero, durante questo ciclo di studi, è di poco inferiore ai tre milioni. La mobilità in campo educativo, che può a ragione essere considerata un "segno dei tempi", porta certamente con sé molte opportunità, ma è anche spesso accompagnata da sfide e ostacoli. Comunque la creazione di appositi ambienti di accoglienza e di accompagnamento, che mettano in atto la premura nell'ospitalità (cfr. Rm 12,13), è al centro della pastorale specifica rivolta agli studenti esteri, seguendo in ciò una delle più grandi preoccupazioni di Papa Benedetto XVI, ossia la formazione dei giovani2. Orbene la pastorale nelle Università e negli Istituti di istruzione superiore si rivela importantissima per creare quel "quadro educativo"3 necessario per portare a maturità la fede dei giovani in cerca non solo del senso della vita, ma anche del modo di condurlo a pienezza in Gesù Cristo, pienezza che, come ricorda San Paolo, consiste nell'avere "gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2,5). La riflessione che quest'anno stiamo facendo sulla vita e la missione di San Paolo, il quale aprì il proprio cuore ai gentili, a coloro cioè che erano "al di fuori", ci ricorda che, nell'accogliere gli studenti internazionali, insieme all'Apostolo possiamo dire: "Voi non siete più stranieri, né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ef 2,19). Pertanto "non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28). Inoltre lo studente migrante può dare "alla Chiesa l'opportunità di realizzare più concretamente la sua identità comunionale e la sua vocazione missionaria"4 . D'altro lato vi è anche una chiara responsabilità da parte delle istituzioni che attraggono gli studenti migliori e più intelligenti, a formare questi giovani, motivandoli, se del caso, a tornare alla loro terra d'origine. Infatti le loro prospettive sono inestricabilmente legate al futuro, dato che detengono una delle chiavi principali dello sviluppo dei loro Paesi5, sia sul piano materiale, che accademico, sociale e spirituale6. Durante i suoi viaggi San Paolo ha provato gioia e tristezza, successo e smacco, tanto da poter essere prototipo anche per i giovani di oggi che studiano lontano dalla propria terra, nonché un invito alla fede e a riporre la loro fiducia nella divina giustizia che conduce alla vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (cfr. Rm 5,21). ________________ 1 BENEDETTO XVI, Discorso alla riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), 23 giugno 2005: L'Osservatore Romano N. 148 (43.985) del 24 giugno 2005, p. 5. 2 Cfr. BENEDETTO XVI, Incontro con le autorità dello Stato all'Eliseo, 12 settembre 2008: L'Osservatore Romano N. 214 (44.954), del 13 settembre 2008, p. 8. 3 Ibid. 4 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, Erga Migrantes Caritas Christi, § 103: People on the Move n. 95 (2004), p. 161. 5 BENEDETTO XVI, Agli studenti degli Atenei romani,15 dicembre 2005: L'Osservatore Romano N. 294 (44.131), del 17 dicembre 2005, p. 4; cfr. pure People on the Move, suppl. al n. 103 (2007), p. 146. 6 Cfr. AGOSTINO MARCHETTO, Pastoral Care of Human Mobility in the Universities of Europe, People on the Move, n. 94 (2004), p. 73.