venerdì 26 giugno 2009

PILLOLE DI ‘900. «ITALIA, IN PIEDI!»

L’Italia fascista si lancia nelle conquiste coloniali e va all’attacco dell’Etiopia. La Società delle Nazioni, distratta da Hitler, lascia correre, mentre la Chiesa appoggia l’atto di guerra. Di Ciro Raia Il 1935 è segnato dalle operazioni che portano alla conquista dell’Etiopia. Le truppe italiane in Eritrea, al comando del generale Emilio De Bono, sferrano l’attacco al negus Hailè Selassiè. Dopo mesi di preparazione, il regime fascista trova l’occasione per la sua avventura internazionale. Nonostante l’Italia abbia firmato, infatti, nel 1928, un trattato d’amicizia e di non aggressione con l’imperatore Selassiè, il capo dell’esecutivo italiano, prendendo a pretesto un futile motivo, ordina l’occupazione della terra etiope: "Camicie nere della rivoluzione! Uomini e donne di tutta l’Italia! Italiani sparsi nel mondo, oltre i monti e oltre i mari! Ascoltate!.. Abbiamo pazientato 40 anni! Ora basta!..Italia proletaria e fascista, Italia di Vittorio Veneto e della Rivoluzione, in piedi!". Le potenze europee, in verità, sono più preoccupate, però, dalla politica di Hitler che da quella di Mussolini e non tengono conto della richiesta di tutela, che l’Etiopia ha inoltrato alla Società delle Nazioni. A nulla vale, quindi, l’accertamento che a provocare gli scontri di Ual Ual -località in cui 1500 soldati abissini assaltarono 200 soldati italiani- siano state bande di irregolari. L’Italia battezza così, ufficialmente, la sua spedizione militare contro l’Etiopia. Anche la Chiesa appoggia la conquista coloniale. L’arcivescovo di Genova, il cardinale Mario Giardina, firma un manifesto in cui invita la popolazione ed i cattolici a sostenere i valorosi soldati italiani, chiamati a compiere il loro dovere sul suolo africano. Il cardinale di Milano, Ildefonso Schuster, benedice i soldati italiani in Africa ed invia un pensiero grato all’esercito fascista, che si sta battendo per portare la luce della civiltà in Etiopia. La guerra coloniale provoca il blocco delle esportazioni nel nostro paese, le cosiddette sanzioni economiche, da parte della Società delle Nazioni. La decisione, però, invece di danneggiare il regime fascista, lo rende più forte ed unito. Nomi illustri della politica e della cultura (Luigi Albertini, Benedetto Croce, Vittorio Emanuele Orlando, Arturo Labriola), prima critici nei confronti del fascismo, dichiarano ora il loro appoggio al governo. E Mussolini sfrutta l’embargo, per richiamare il popolo a reagire alla decisione della Società delle Nazioni. "Date oro alla patria", chiede il Duce. Le fede nuziali, i gioielli, le auree capsule dentarie sono fusi per aiutare la patria. L’Italia deve bastare a se stessa: è autarchia! Si rilancia l’industria, migliora l’economia. La crisi sembra esser lontana. Un manifesto pubblicizza un soldato, che scrive sul muro: "Fate fondere le nostre brande. Il soldato italiano sa dormire per terra!". Per le strade, intanto, non si ascolta che il ritornello di una canzone: "Faccetta nera,/ bella Abissina,/ aspetta e spera che già l’ora si avvicina!/ quando saremo insieme a te,/ noi ti daremo un’altra legge e un altro re". http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=6070

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