lunedì 19 ottobre 2009

Azeb, in Etiopia bambina soldato A Bologna imprenditrice

Nata ad Adua 41 anni fa, è fuggita dalla guerra civile e ha fondato una piccola azienda. A lei il premio Impresa ed etica Da bambina-soldato nei campi di battaglia dell'Etiopia a imprenditrice in terra bolognese. È la storia di Azeb Gebrewahid, una traiettoria di determinazione e successo su cui il 27 settembre scorso, al Ravello Festival 2009, si è messo una sorta di sigillo, assegnando alla sua protagonista il premio Etica e impresa, dal tema «Necessità del coraggio individuale». Azeb Gebrewahid ha 41 anni, ma gli ultimi ventuno li ha trascorsi in Italia, lasciando alle spalle un passato di guerra civile e di pericoli scampati. Nata ad Adua il 3 gennaio 1968, viene strappata alla famiglia e arrestata con l'accusa di collaborazionismo con i fratelli, arruolati nel movimento di liberazione. A dodici anni si arruola anche lei nel Tigrayan people Liberation Front, per combattere contro la dittatura di Mengustu. Sette anni come guerrigliera, ma senza perdere la fiducia verso un futuro diverso da quel presente fatto di bombe e morte: mentre combatte, trova anche il tempo per studiare sotto gli alberi. Nell'84, proprio durante un bombardamento, per Azeb le cose cominciano a cambiare. Ferita alla testa da una scheggia, subisce gravi danni all'udito. Viene operata solo tre anni dopo, in Sudan, dagli uomini e le donne di Medici Senza Frontiere. LA FUGA DALLA GUERRA - Poi l'immigrazione in Svizzera, fino all'arrivo in Italia. E' il 1988. «Quando sono arrivata non avevo niente, sono stata aiutata in tutto da gente comune», ha spiegato Azeb, che ha trovato nel nostro paese una solidarietà inaspettata. E che le fa dire che «gli italiani sono accoglienti, non sono razzisti, ma alcune persone e le istituzioni spesso non si rendono conto del cambiamento che implica la multiculturalità e la globalizzazione». Lo status di rifugiata le viene concesso soltanto nel '90. In Italia trova aiuto nella Chiesa, nei gruppi di volontariato, nella stessa Cna e in una vecchia amica della madre a cui deve il trasferimento da Roma a Bologna. Sotto le Due Torri, Azeb lavora come badande e come babysitter. Poi diventa dipendente in un'impresa di pulizie, fino a che non decide di mettersi proprio. L'IMPRESA - Ed ecco che la bambina-soldato si trasforma, con il passare degli anni, in un'imprenditrice capace. Azeb è a capo di una piccola impresa multietnica (ci lavorano un'italiana, un'etiope e una peruviana), e adesso fa parte del direttivo di Cna. «Lei vede come arricchimento - sottolinea l'associazione - l'apporto delle diverse idee e capacità culturali». Un percorso che arriva fino a questo premio Etica e impresa. Un riconoscimento destinato a donne e uomini autori di scelte importanti e coraggiose. Persone come Azeb, un esempio da seguire per arrivare, un giorno, all'affermazione di un'etica diffusa. 08 ottobre 2009

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