mercoledì 3 febbraio 2010

Immigrati, integrazione a metà

Hanno il permesso di soggiorno e un lavoro regolare. Ma fanno fatica ad avere un vita sociale e a frequentare cinema o discoteche. Indagine su chi è qui da oltre dieci anni: uno su due si sente straniero di Antonella Cardone Casa, famiglia, lavoro, salute, gli aspetti positivi; vita sociale scarsa, prevenzione sanitaria insufficiente e incidenti sul lavoro troppo frequenti, gli aspetti negativi. E' un ritratto in chiaroscuro quello che traccia l'Osservatorio provinciale sull'immigrazione nella ricerca «Vivere sotto le Due Torri». Vi si fotografa la vita quotidiana degli immigrati di prima generazione a Bologna e provincia: una presenza consolidata, la loro. Quasi tutti i 350 intervistati hanno la carta o il permesso di soggiorno, la larga maggioranza vive con la propria famiglia, ha un lavoro stabile e contratti di affitto regolari. Per quanto riguarda il reddito, emerge come gli immigrati abbiano discrete condizioni contrattuali sul lavoro, anche se, avvertono i ricercatori, la crisi economica ha colpito duramente. Comunque, il precariato tra la popolazione straniera non è molto sviluppato. L'assunzione a tempo indeterminato è piuttosto frequente, l'11% degli intervistatiè lavoratore autonomoo imprenditore. Uno su due è qui da almeno 10 anni, e per la stragrande maggioranza l'Italia è stato il primo paese di emigrazione: appena uno su dieci ha lavorato o studiato in qualche altro paese d'Europa. Rispetto agli affetti, il 70% è sposato, in prevalenza con persone della stessa nazionalità, mentre il 7% è divorziato. Alto rispetto a quello degli italiani, il tasso di fecondità: ogni donna straniera ha in media 2,08 figli (tasso più alto tra le africane rispetto alle europee e alle sudamericane), le italiane si fermano a 1,28. Vivono in case - mediamente più piccole di quelle degli italiani - che per due su dieci sono di proprietà, l'affitto da privati riguarda più della metà, il 14% è in un alloggio pubblico. Tutti hanno a disposizione acqua corrente, luce, frigorifero, cucina, bagno privato, cellulare, tve lavatrice. La metà degli intervistati in casa possiede satellite o pay tv e computer. Telefono fisso e Internet sono appannaggio di un terzo del campione. Al di fuori della famiglia le frequentazioni sono scarse. La metà dichiara di non frequentare mai né i colleghi di lavoro né i vicini di casa, pochissimi fanno vita in associazioni, partiti o organizzazioni religiose. Nel tempo libero disertano cinema, discoteche e parrocchie o associazioni che aiutano gli immigrati. In cima ai luoghi di frequentazione mettono i bar e i giardini pubblici. A chiedere come si trovino in Emilia, quasi tutti rispondono molto o abbastanza bene, appena il 4% del campione la pensa all'opposto. Eppure, molti faticano a considerarsi italiani. La metà degli intervistati si qualifica come «straniero», il 36% «ugualmente italiano e straniero», un residuo 9% «italiano». Comunque, a immaginare quel che sarà il loro futuro, 8 su dieci scommettono sarà ancora a Bologna.

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