giovedì 25 febbraio 2010

IMMIGRAZIONE: A ROMA I RESIDENTI CRESCONO DEL 60% IN TRE ANNI

Crescita del 60 per cento in tre anni degli stranieri residenti e, malgrado la crisi, continua a salire il numero delle aziende con titolare straniero in provincia di Roma che tocca quota 23 mila nel 2008. “La città di Roma è cambiata in questi ultimi trent’anni in simbiosi con l’immigrazione, un fenomeno che, pur comportando dei problemi, assicura un indispensabile apporto allo sviluppo dell’area romano-laziale”, spiega Franco Pittau, coordinatore del gruppo redazionale che ha curato, per conto della Caritas diocesana, il sesto Rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, promosso congiuntamente dalla Camera di commercio di Roma e dalla Provincia di Roma. Il rapporto entra nel merito di questi molteplici aspetti, partendo dai numeri fondamentali: 293.948 residenti stranieri nel Comune di Roma, 123.635 nei restanti Comuni della Provincia, 83.791 nelle altre Province laziali. Ad essi si aggiungono circa altri 50 mila in attesa di essere iscritti alle anagrafi e un numero ancora più alto di persone registrate nel Lazio nel corso del 2009, tra cui 36.659 colf e badanti per le quali è stata presentata la domanda di regolarizzazione nel mese di settembre 2009. Le origini sono le più disparate: gli stranieri che oggi risiedono a Roma provengono, infatti, da oltre 190 paesi. Per la gran parte sono persone in età lavorativa che ricoprono funzioni di assistenza alle famiglie, rispondono alla domanda inevasa di lavoro, ma creano anche imprese, ravvivano il piccolo commercio, promuovono associazioni, popolano le scuole, imparano e parlano la nostra lingua e si sentono parte della nostra società. La popolazione straniera aumenta anche perché, persone inizialmente arrivate da sole e che nel tempo si sono inserite attivamente nel territorio, si fanno raggiungere dai familiari. In Provincia a richiamare l’attenzione sono molteplici indicatori: l’età media bassa (31,4 anni), la prevalenza delle donne (53,8 per cento), il consistente apporto degli occupati immigrati (165mila), i nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (5.290), il consistente numero di minori (71.170, dei quali circa sette su dieci nati in Italia), l’aumento delle aziende con titolare straniero anche in periodo di crisi (23.018), l’aiuto ai paesi di origine attraverso le rimesse (1,7 miliardi di euro) e l’interesse alla nostra lingua attraverso la frequenza a corsi di italiano per adulti (13.514 nella sola Capitale). L’Osservatorio conduce approfondimenti su diverse collettività, a partire da quelle romena, cinese e marocchina, come anche su temi scottanti come quello dei rom e dei sinti o della criminalità, un problema quest’ultimo che, nonostante gli allarmismi e il consistente aumento della popolazione straniera, secondo i dati ufficiali sta registrando una sensibile diminuzione specialmente a Roma. Dal 2002 al 2008 la presenza immigrata in provincia, nonostante il consistente numero di partenza, è aumentata del 157 per cento, e altrettanto è accaduto nelle altre province laziali con incrementi ancora più elevati, in particolare a Rieti (+248 per cento), Viterbo (+235 per cento) e Latina (+276 per cento). Il tempo di permanenza supera in molti casi i 10 anni, come conferma anche il dato delle acquisizioni di cittadinanza per residenza (il 24,2 per cento del totale), oltre che per matrimonio. Alle 3.127 acquisizioni di cittadinanza registrate dal ministero dell’Interno nel 2007 vanno poi aggiunti i casi dei minori che hanno raggiunto la maggiore età e che, in quanto nati e vissuti in Italia, sono abilitati a chiedere la cittadinanza direttamente al Comune di residenza. Secondo i dati del Campidoglio, la popolazione straniera complessiva residente nella Capitale, a tutto il 2008, tocca quota 293.948 residenti (per il 53,1 per cento donne) e registra un aumento di 24.299 unità rispetto al 2007. Nel comune di Roma, come nell’insieme della provincia, in dieci anni i numeri sono raddoppiati e l’incidenza sul totale dei residenti è passata dal 4,8 per cento del 1998 al 10,3 per cento. Nel 2008 si sono registrati flussi in entrata dall’estero (quasi 31 mila persone), ma anche flussi in uscita verso altre province e, in misura ridotta, verso l’estero. Una previsione equilibrata porta a ipotizzare che nella Capitale la popolazione immigrata continuerà ad aumentare al ritmo di almeno 25-30 mila unità l’anno e le previsioni Istat del 2008, nell’ipotesi definita alta ma che si sta rivelando come la più probabile, prevedono per il 2020 nel Lazio una popolazione di 735.371 cittadini stranieri, corrispondente secondo i parametri attuali a una concentrazione di 598 mila nella sola provincia di Roma. Nel 2008, nel territorio comunale capitolino i nuovi nati sono stati 3.421 e altri 1.869 sono nati negli altri comuni della provincia. Complessivamente i minori di cittadinanza straniera sono 44.719 e i nati in Italia (per la gran parte ancora minorenni) sono 36.168, un valore tra i più alti del paese, dovuto al fatto che Roma rappresenta il più antico polo di immigrazione. Se il dato delle nascite e delle seconde generazioni è tra i più elevati, al polo opposto troviamo quello relativo ai cittadini stranieri morti nel 2008, che sono stati 298 nel comune di Roma e 245 nel resto della provincia. Il tasso di mortalità dei soli residenti stranieri è, cioè, all’incirca di uno ogni mille, otto volte inferiore a quello degli italiani. Le cause più ricorrenti di decesso non sono quelle di tipo infettivo o parassitario, benché radicate nell’immaginario collettivo, bensì le malattie circolatorie, i traumatismi (circa il 12 per cento) e, come risaputo, gli incidenti sul lavoro, seppure spesso mascherati da incidenti per cause accidentali.Le provenienze continentali nella Capitale sono caratterizzate dalla prevalenza euro-asiatica: Europa 45,1 per cento, Asia 27,1 per cento, Africa 14,0 per cento, America 12,9 per cento. I romeni, aumentati di 15.543 unità, sono 57.540 e incidono per il 19,6 per cento sulla presenza straniera totale. La seconda collettività comunitaria è quella polacca (14 mila unità), superata però da quella filippina (31.068), che nel passato e per molti anni è stata a Roma in assoluto la più numerosa. Superano le diecimila unità anche il Bangladesh (12.108), il Perù (11.157) e la Cina (10.435). L’età media degli immigrati è notevolmente più bassa (31,4 anni contro i 44,9 dei romani) e spiega il motivo per cui tra i residenti stranieri gli ultrasessantacinquenni incidano solo per il 7,1 per cento e, invece, i minori per il 15,2 per cento: percentuale, questa, che sarebbe ancora più alta (come anche per i coniugati, attualmente il 39,2 per cento) se dalla popolazione di riferimento si escludesse il consistente numero di religiosi presenti a Roma in quanto centro del cattolicesimo. I matrimoni misti, che in Italia incidono per il 13,8 per cento sul totale dei matrimoni celebrati, a Roma sono il 23,6 per cento (dato al 2007), anche perché in molti vi si recano appositamente per sposarsi, attratti dal fascino della città eterna. Nel 2008 i matrimoni sono stati 10.684, dei quali 2.584 con entrambi gli sposi stranieri e in quattro casi su dieci la sposa straniera non risiedeva in città. Un’altra faccia della Capitale è quella universitaria. Nell’anno accademico 2008-2009 hanno studiato nelle tre grandi università pubbliche romane, oltre settemila universitari stranieri: 4.582 alla Sapienza, 1.600 a Tor Vergata, 887 a Roma Tre. Le loro provenienze sono molto diverse, seppure anche in questo caso prevalga nettamente l’Europa (62,2 per cento), seguita da Asia (15,6 per cento), America (13,7 per cento) e Africa (8,2 per cento). La loro incidenza sul totale degli iscritti è del 3,5 per cento a fronte del 7 per cento riscontrato mediamente in Europa. Tra i paesi di origine, i primi per numero di iscritti sono l’Albania (1.431, uno ogni quattro stranieri) e la Romania (663 iscritti). Le donne prevalgono e coprono il 64,7 per cento delle iscrizioni. Le facoltà più frequentate sono: medicina (21,4 per cento, apprezzata specialmente dai greci e dai romeni), lettere e filosofia (15,1 per cento), ingegneria (10 per cento), economia (9,2 per cento), architettura (8,2 per cento) e giurisprudenza (7,7 per cento). A Roma vi sono anche circa ottomila soggiornanti per protezione (rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale) dei quali si occupa il Comune, attraverso il Programma Integra e in convenzione con 22 centri di accoglienza, per un totale di 1.366 posti. Nel 2008 sono state accolte 1.435 persone, in prevalenza uomini provenienti da Afghanistan, Eritrea, Guinea, Costa d’Avorio, Iraq, Etiopia, Nigeria, Togo, Sudan. Altre 3.436 persone sono risultate, però, in attesa di essere accolte (il tempo minimo di attesa è stato di 2 mesi) e spesso si sono arrangiate in stabili occupati. Tra i centri operano anche, a Castelnuovo di Porto, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati - Cara (700 posti), il Centro polifunzionale Enea (400 posti) e un altro centro istituito dal ministero dell’Interno a seguito dell’estensione dell’emergenza sbarchi a tutto il territorio nazionale nell’estate del 2008 (180 posti). Per Lorenzo Tagliavanti, vicepresidente della Camera di commercio di Roma, “l’immigrazione è decisiva per soddisfare la domanda di personale in settori in cui l’offerta italiana scarseggia. Nella maggioranza dei casi sono persone vogliose di affermarsi socialmente ed economicamente e anche per questo costituiscono la parte più dinamica del nostro tessuto produttivo, tra l’altro mantenendo in vita antichi mestieri artigiani che fanno parte della nostra tradizione”. Mentre l’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Roma, Claudio Cecchini, sottolinea come “i sostanziali benefici assicurati dagli immigrati, a Roma e negli altri Comuni, ci impegnano a promuovere il processo di integrazione, prevenendo i problemi anziché lamentarsi a cose fatte. Perciò nel 2009 la Provincia ha stanziato quasi 5 milioni di euro per i progetti di sostegno e continuerà a insistere su questa linea di intervento attivo e promozionale”. Dopo la sua presentazione, l’Osservatorio verrà utilizzato nelle scuole e le associazioni, come anche in convegni e altre iniziative di studio e servirà a far conoscere sempre meglio i numeri dell’immigrazione e le potenzialità che ne derivano. Velino

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