venerdì 13 agosto 2010

Eritreo a Castelpietra: «L’integrazione non si regola con gli spot»

di Floriana Bulfon Cesare Castelpietra ha 31 anni ed è stato eletto sindaco nel piccolo di comune di Carzano in provincia di Trento. È giovane ed è di colore. E questo purtroppo crea ancora troppa meraviglia. Eppure Cesare è solo un cittadino del mondo che crede che i giovani debbano avere più spazio in politica. Indipendentemente dal colore della pelle.Mi racconta brevemente la storia della sua famiglia? Negli anni trenta mio nonno Ezio è migrato dal Trentino all’Eritrea per combattere e ha sposato mia nonna, che era di origine eritrea. Lì è nato mio padre che si è a sua volta sposato con una donna eritrea, mia mamma, e lì sono nato io. Purtroppo nei primi anni Ottanta, quando avevo tre anni, la mia famiglia ha dovuto lasciare l’Eritrea a causa della guerra civile e siamo tornati in Valsugana. All’epoca ero l’unico bambino di colore in un paesino di 500 persone, ma non ricordo di aver avuto alcuna difficoltà legata al colore della mia pelle. Se qualcuno mi prendeva in giro lo faceva nello stesso modo in cui i bambini fanno con quello che porta gli occhiali o è più cicciotello.Come mai ha deciso di fare politica e candidarsi a sindaco? Questa è la prima volta che mi candido per una istituzione democratica. Le mie esperienze “politiche” sono state le associazioni universitarie e il servizio civile. La decisione di candidarmi è nata qualche giorno prima della scadenza per la presentazione delle liste, quando insieme a un amico abbiamo scoperto che ci sarebbe stata una sola lista alle elezioni comunali. Questa situazione non ci piaceva e quindi ci siamo messi in gioco.Pensa ci sia spazio per un Obama in Italia? Qualcuno ha definito Vendola l'Obama bianco, lei cosa ne pensa? Secondo me c'è spazio e bisogno di persone per bene. L'indifferenza, l'astensione e la paura del futuro sono i peggiori mali che possono colpire una democrazia e purtroppo è di questi malanni che soffre l'Italia. L'affluenza elettorale è calata drammaticamente nelle ultime elezioni e la sfiducia nella politica ha raggiunto livelli preoccupanti. Il grande merito di Obama è stato quello di convincere i cittadini americani, soprattutto i più scettici, a tornare a occuparsi di politica. Noi abbiamo bisogno di quest’ondata di partecipazione e c’è sicuramente spazio per chiunque sia in grado di provocarla. A oggi Vendola ed Obama hanno in comune di essere stati due outsider, vedremo se il Presidente della regione Puglia sarà in grado di conquistare la fiducia degli italiani.Quali sono a suo avviso i problemi maggiori per un'integrazione riuscita nel nostro Paese? Sinceramente non so quali riforme siano necessarie per migliorare l’integrazione nel nostro paese, però di una cosa sono sicuro, è sbagliato il modo in cui si affronta il problema. L’immigrazione non può essere regolata con spot da campagna elettorale, ma con politiche serie che tengano conto della complessità della materia. Noi abbiamo bisogno di mano d'opera non specializzata e di professionisti internazionali altamente qualificati e per questo ci è indispensabile regolare in modo giusto, umano e non ideologico i flussi migratori.In una terra del nord, dove la Lega ormai è quasi ovunque il primo partito, che cosa pensa abbia spinto i suoi concittadini a votare un sindaco di colore? Penso che le elezioni comunali, soprattutto nei paesi piccoli, siano molto particolari, perché gli elettori non valutano le ideologie politiche, ma i candidati. Per quanto riguarda il successo della Lega e il modo in cui tratta i temi dell’ immigrazione,credo che in periodi di crisi sia più facile trovare un capro espiatorio e dare la colpa ai più deboli. Purtroppo però in questo modo si sposta solo l’attenzione per avere un facile consenso, invece di risolvere davvero i problemi.12 agosto 2010

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